Tute, tacchi e Amore, di Esther Pellegrini, edito da Arpeggio Libero


Opera prima, edita da Arpeggio Libero.


Edito da: Edizioni Arpeggio Libero
genere: chick-lit
formato: cartaceo (brossura con alette)
pagine: 392
costo: € 18,00
ebook: non ancora
costo: --
Book Trailer: sì
incipit: sì







La trama

"Hartford è una piccola cittadina inglese dove tutti sanno tutto di tutti. Al pub di Pete, per esempio, tutti sanno che Kate Marshall ha trentacinque anni e una vita incasinata: un divorzio alle spalle, un ex marito avvocato che l’ha lasciata per mettersi con la sua segretaria e tre figli quasi adolescenti a cui badare. Ciò che non sanno è che Kate, ferita e disillusa, ha deciso di bandire dalla sua vita sia l’amore che il sesso. Ma si sa che la vita non va mai come vorremmo, perché all’orizzonte appaiono non uno ma due uomini, che entreranno nella vita di Kate, sconvolgendogliela. A complicare ancora di più le cose, ci si metteranno anche sua sorella e le sue amiche: prese dal sacro fuoco di vederla “accasata”, tenteranno in tutti i modi di gettarla nelle braccia dell’uno o dell’altro, senza badare ai suoi furiosi rifiuti. E così, fra figuracce da sotterrarsi, tacchi che fanno male ai piedi, ubriacate goliardiche con le amiche e serate bollenti, Kate si troverà coinvolta in una girandola di equivoci, cene orribili e noiose, sogni inquietanti e serate tutte al femminile dove, fra un film e una confezione di gelato, si sparla di uomini, avventure sessuali e amore vero. Ma esiste il Vero Amore, oppure ha ragione Kate nel voler essere single a vita?"

Incipit

«Sei ancora così?!»
«Ciao anche a te, Missy» borbottai.
Mia sorella mi sorpassò come un tornado, dopo avermi lanciato un’occhiataccia.
«Stavo per cambiarmi. Lo giuro.»
«Sì, e io sono la Regina d’Inghilterra.» Missy batté il piede nervosa, le mani sui fianchi. Poi si buttò sul divano, fissando il disordine perenne e sospirò. 
«Sei senza speranza.»
La mia faccia era perplessa mentre raccoglievo i residui di un cartone di pizza e una bracciata di panni da stirare.
«Lascia stare quella roba, Kate! Va’ su a farti una doccia. E, per l’amor di Dio, togliti quell’orrore di dosso.»
«Va bene, va bene.»
Salii di malumore le scale per andare in bagno: “Come è possibile che mi sia fatta convincere da mia sorella ad uscire?”, pensai sgomenta.
Entrai in camera da letto e mi fissai allo specchio: cos’aveva la mia tuta che non andava? Certo, sembravo appena sbarcata da un continente bombardato e colpito da tsunami, ma non aspettavo mica Hugh Grant per cena.
E poi, non è che una madre di tre figli, in casa se ne stia tutta impellicciata a far niente da mattina a sera, con l’unico impegno di vedere quanto ci mettano le unghie a crescere.
A meno che quella mamma non si chiami Paris Hilton. 
Ma, dato che il mio cognome da nubile è sempre stato Marshall e non mi risulta affatto di essere la parente povera del danaroso nonno americano di Paris Hilton,io in casa mia mi vesto come cavolo mi pare.
Schifosamente, secondo mia sorella.
Cambiarmi per che cosa, poi?
Per una stupidissima birra in uno stupidissimo pub. Capirai.
Sbuffando seccata, dopo una doccia alla velocità della luce arrivò il dilemma: cosa indossare?
Si è capito che non frequento la buona società, giusto?
Anzi, io non frequento nessuna società. Punto.
Quindi era ovvio che questa domanda mi mandasse in bestia, poiché giudicavo ridicolo essere considerata solo per come mi conciavo. 
Se fossi vissuta con gli indigeni dell’Amazzonia, sarei andata in giro con le tette al vento e le chiappe all’aria, senza problemi. E magaricon un bell’osso nel naso.
Me lo osservai dubbiosa: mmm… non sarei stata molto carina con una specie di attaccapanni infilato fra una narice e l’altra. Avrei finito coll’assomigliare ad una sorta di coso dell’antichità, tipo triceratopo. E magari avrei cominciato a muggire.
Poi pensai a dove sarebbero arrivate le mie tette senza l’ausilio del mio reggiseno e mi dissi che, oltre a diventare un attaccapanni triceratopo, avrei avuto delle tette orribili che avrebbero strisciato per terra.
Appena scesa, Missy sgranò gli occhi, esterrefatta. Poi gemette sconfitta, accasciandosi sul divano e chiudendo gli occhi.«Dimmi che non è vero. Ti prego.»
«Perché? Cos’ho che non va?»
«Cos’hai che va, vorrai dire. Ma ti sei guardata?» E fissò schifata la mia camicia hawaiana, che faceva a pugni con i pantaloni verde militare dalle tasche ampie.
Le scarpe da ginnastica furono il tocco finale.
«Tu - non - uscirai - così.»
«Vogliamo scommettere?» Ghignai.


Perché acquistare questo libro? Se avete voglia di ridere e calarvi in una storia nella storia, il mio romanzo farà al caso vostro. Anche perché non sapete che Kate, la protagonista, incomincerà a sognare la vita di una ragazza vissuta in un lontanissimo passato. Ma chi è Desideria, la ragazza che Kate sogna? E cosa vuole da lei? Non vi resta che scoprirlo...


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