martedì 3 dicembre 2013

Una inutile saga: Twilight, di Stephanie Meyer.

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Carissimi amici, oggi voglio parlare delle saghe. 
Le saghe sono composte da due, tre, ma anche più libri. In questi tomi vengono scaglionate e centellinate le epopee di personaggi di vario calibro.
Ora, non so voi, ma qui l'unico calibro di cui vorrei parlare, è quello di una pistola.
Non se ne abbiano a male i fan della Meyer, ma questa saga ha prodotto più danni di "Da Vinci code" di Dan Brown.
Sì, perché, laddove il primo libro della saga, ovvero "Twilight", mi abbia piacevolmente interessata, sul resto stenderei un velo pietoso.
Ma andiamo con ordine.
Trama di Twilight: Quando Isabella Swann decide di lasciare l'assolata Phoenix per la fredda e piovosa cittadina di Forks, dove vive suo padre, non immagina certo che la sua vita di teenager timida e introversa conoscerà presto una svolta improvvisa, eccitante e mortalmente pericolosa... Nella nuova scuola tutti la trattano con gentilezza, tutti tranne uno: il misterioso e bellissimo Edward Cullen. Edward non dà confidenza a nessuno. Ma c'è qualcosa in Bella che costringe Edward dapprima a cercare di stare lontano da lei e quindi ad avvicinarla. Tra i due inizia un'amicizia sospettosa che man mano si trasforma in un'attrazione potente, irresistibile. Fino al giorno in cui Edward rivela a Bella il suo segreto...
Dunque, come possiamo leggere, Twilight incomincia con la ragazzotta adolescente (sfigata) che vive in un paesino in Culonia, nella vasta vastità americana.
Non è casuale l'allitterazione sopra citata, sia chiaro.
Insomma questa qui si annoia, come capita a circa 3 miliardi di adolescenti in tutto il mondo.
Sai che novità.
Ma subito accade qualcosa di intrigante: ehi, maschi nuovi a scuola, evviva! 
Ebbene sì: gli ormoni adolescenziali sono peggio dei cani nel periodo dell'accoppiamento. 
Tornando alla tizia imbranata e che cade ogni tre per due, Bella incontra coso, Edwin, pardon, Edward. E gli ormoni cominciano a ballare la cucaracha. Ma, come ogni libro del genere che si rispetti, dobbiamo aspettare un po' prima che fra i due ci sia un certo discorso "linguistico".
Insomma per chi vuole che i due si rotolino sul letto e si infilino un metro di lingua in bocca, ci vuole mezzo libro, se non ricordo male. 
Ma il tenebroso e pallido Edgar, scusate, Edward, ha un segreto. Un mistero misterioso. Un segreto segretoso.
Basta allitterazioni!
Dicevo, il viso pallido ha questo terribile segreto, che vi spiattello adesso: lui - è - un - VAMPIRO!
Ahhhhhhhhhh!
La ragazzotta, prevedibilmente, si innamora del pallido bevitore di sangue. E te pareva. Uno poi fa tanto per instradare bene i propri figli e questa si va a innamorare proprio di quello sbagliato?
La verità è che a Forks, il paesino in Culonia di cui sopra, ci si annoia mortalmente. Quindi persino uno psicopatico con la psoriasi sarebbe stato guardato con interesse. 
Anch'io mi sarei martellata le palle, al posto suo, se avessi dovuto andare a vivere in un paesino che non offre molte chance di divertimento agli adolescenti.
Ma, ancora prevedibilmente, i due si mettono assieme.
Che dire?
Il primo libro mi è piaciuto. Perché la Meyer tratteggia bene i problemi adolescenziali e quindi il baby vampiro, tutto sommato, fa persino simpatia. Ovvio avere curiosità sul secondo, ovvero: New Moon.

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Trama di New Moon: Dopo "Twilight", miscela di romance e vampire story, arriva il secondo volume della saga di Bella ed Edward. Il giorno del diciottesimo compleanno di Isabella un piccolo incidente domestico riesce a mettere in crisi la tranquillità della sua vita in compagnia del fidanzato-vampiro Edward e della famiglia di lui: le ripercussioni sono tali da convincere la famiglia ad abbandonare la cittadina dove abitano, e Edward a lasciare Bella. La ragazza vive un lungo periodo di solitudine e tristezza, in cui taglia i ponti con le proprie amicizie e si rinchiude in se stessa, fino alla quasi casuale riapparizione nella sua vita di Jacob Black, il giovane indiano che per primo aveva fatto nascere in lei i dubbi sulla vera identità della famiglia di Edward. Più il rapporto di amicizia tra Jacob e Bella si rafforza, più lei sembra tornare alla normalità che le mancava da tempo. Ma la quiete appena ritrovata è turbata da eventi misteriosi, tra cui una strana serie di omicidi ai margini della foresta e l'apparizione di nuove, strane creature della notte.

Arriviamo, adesso, al secondo romanzo della Meyer. Qui Bella ha la sfiga attaccata ai talloni, visto che mister "bevosolosangue" decide di mollarla per salvarle la vita. Quindi la tizia cosa fa? Comincia a frequentare un amico di vecchia data, l'irsuto Jacob Black. Sì, perché sfido qualsiasi licantropo che si rispetti a non essere meno che peloso.
All'apparire del peloso amico, il mio sopracciglio comincia a fremere e si chiede se deve scattare verso l'alto, o se la lettura può offrire spunti gradevoli, come accaduto nel primo.
Risultato?
Una palla di libro.
In più indigesto e inverosimile fino alla fine. Perché se per finzione letteraria, posso arrivare a tollerare il vampiro tristanzuolo, il licantropo no. E che cazzo, abbiate pietà! Di fenomeno da baraccone bastava coso, Edward.
E invece la Meyer decide di strafare, vista la fama avuta col primo libro. E qui scatta il sopracciglio verso l'alto: non è possibile, mi dico, che Stefania ci pigli tutti per il culo a questa maniera!
E invece sì. E lo fa con una faccia tosta incredibile, forte dei numeri fatti col primo libro. Quindi mi sorbisco, in maniera sempre meno convinta e più insofferente che mai, il secondo sciroppo, o supposta, se volete.
Chi se ne frega di Jacob che con la luna piena si trasforma in un quattro zampe peloso e ululante? Chi se ne frega se Bella soffre e si dispera? Dove cavolo è Edward? Forse a farsi una pinta di sangue al bar. O a farsi il barista, visto che è sangue fresco, almeno.
Giungo al termine del secondo libro perplessa e con una frase: "Mamma che stronzata 'sto libro!"
Ma, dato che le martellate nelle palle non sono sufficienti, decido di dare un'altra chance alla Stefania nazional-popolare e mi sciroppo il terzo, sperando che la storia migliori, ovvero: Eclipse.

Trama di Eclipse: È il terzo titolo della saga di Stephenie Meyer 
sulla 
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storia d'amore tra la giovane Bella e il vampiro buono Edward, dopo "Twilight" e "New moon". Mentre Seattle è funestata da una serie di strani omicidi e una vampira spietata continua a darle la caccia, Bella si trova ancora una volta in serio pericolo. È arrivato per lei il momento delle decisioni e dei sacrifici: basterà il fidanzato Edward a farle dimenticare il migliore amico Jacob? Troverà il coraggio necessario a diventare una Cullen? Obbligata a scegliere fra l'amore e l'amicizia, è consapevole che la sua decisione rischia di riaccendere la millenaria lotta fra vampiri e licantropi. Nel frattempo l'esame di maturità è alle porte e per Bella il momento della verità si avvicina...
La mia speranza viene disillusa. Questo terzo libro è talmente peggio del secondo che ho rimosso buona parte del contenuto letto. A dirla tutta, se non avessi riletto la trama, non avrei saputo che dire, dato che è davvero una spazzatura creata solo per vendere. Diciamocela tutta, cara la mia Steffy nazional-popolare: vuoi farti i soldi della pensione e io ti capisco! Ma prenderci per il culo con queste ignobili stronzate lede il rispetto che un lettore ha di sé, oltre che la propria intelligenza.
Ma, dato che sono una stacanovista convinta quando si parla di portare a termine un libro, o una saga, proseguo nel farmi del male (non gratuito, visto che il libro lo si compra) e mi accingo a por termine alle mie sofferenze col quarto e, si spera, ultimo tomo della suddetta saga, ovvero: Breaking dawn.

Trama di Breaking dawn: Per Bella Swan essere innamorata di un vampiro è allo stesso tempo un sogno a occhi aperti e il peggiore degli incubi, un intreccio di sensazioni che si alternano e le lacerano l'anima. La passione per Edward Cullen la spinge verso un destino soprannaturale, mentre il profondo legame con Jacob Black la riporta invece indietro, nel mondo terreno. Bella ha alle spalle un anno difficile, pieno di perdite, di conflitti, di tentazioni contraddittorie. Ora è al bivio decisivo: entrare nello sconosciuto mondo degli immortali, o continuare a condurre un'esistenza umana. Dalla sua scelta, dipenderà l'esito del conflitto tra il clan dei vampiri e quello dei licantropi. Eppure, ora che Bella ha preso la sua decisione, sta per scatenarsi una sorprendente catena di eventi che cambieranno per sempre la vita di tutti coloro che la circondano. Ma quando il tempo a sua disposizione sembrerà essere esaurito, e la strada da prendere già stabilita, Bella - dolce e timida in Twilight, sensuale e inquieta in "NewMoon" ed "Eclipse"- andrà incontro a un futuro dal quale non potrà più tornare indietro. Il capitolo conclusivo della saga di "Twilight", svela segreti e misteri di questa epopea romantica che ha avvinto tanti appassionati in tutto il mondo.
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Ed eccoci, finalmente, all'apoteosi della stronzata massima: la fine. Era pure ora, mi sono detta con un sospiro di tribolazione. 
Sì, perché ho fatto davvero il pieno di bevitori di sangue e soggetti affetti da ipertricosi. 
In questo ultimo, penoso, capitolo, la ragazzotta ha compiuto i diciotto anni e adesso, ahinoi, è capacissima di intendere e di volere. E lei vuole Edward, a tutti i costi.
Un po' come i bambini, che vogliono guardare assiduamente i Teletubbies e Peppa Pig, sennò non sono contenti, Edward rappresenta, agli occhi di Bella, un Teletubbie cresciutello con cui metter su famiglia. 
Ovviamente succedono tanti casini, sennò Stefania come avrebbe potuto tirare tanto per le lunghe  questa tiritera che manco come zeppa per un tavolo vorrei usare?
Va bene che ha fatto un sogno in cui c'erano dei vampiri e, da lì, ha deciso di scrivere il primo libro, ma qui si è esagerato e la stanchezza si avverte.
Il primo parte con una pseudo idea, dal secondo in poi, le cose sono tirate per i capelli perché diciamocelo: non ci sono idee vincenti. Banale e scontato, soprattutto nel finale, dove la nostra adolescente sfigata si trasforma in futura partoriente di una specie di mostriciattolo.
Manco stessimo parlando di un cult movie come "Rosemary's Baby"!
Se il primo risulta godibile come lettura, il quarto appare per quel che è: spazzatura dimenticabile.
Cosa che ho ampiamente fatto.
Nulla da eccepire sulle solite idee di scribacchiare un romanzo sui vampiri, per carità, ma almeno che si rispettino certi canoni!
Ammettiamolo: il Dracula di Bram Stoker non ha rivali. 
Ma anche Carmilla, di Sheridan Le Fanu, è una storia favolosa e scritta da chi sapeva quel che faceva.
Il punto è che quando si legge letteratura di questo genere e ci si abbevera alla fonte dei padri fondatori di questo filone, non si può far a meno di notare la rozzezza d'intenti e le trame abboracciate.
E io ho letto Dracula e Carmilla quando ero adolescente. Quindi, cara Stephanie, o Stefania che dir si voglia, non me ne volere, ma certi livelli non li raggiungerai facilmente.
Perlomeno con me.

Perché non leggere questa saga: per evitare di crearsi falsi miti. Se costretti, o sommariamente interessati alla faccenda, consiglio vivamente di leggere prima la letteratura ad essa connaturata, perché di autori che si sono versati sull'argomento, con classe e stile, ce ne sono stati tantissimi dall'Ottocento ai giorni nostri. Io ho citato solo due, delle pietre miliari. Per amor di chiarezza devo, tra l'altro, fare una precisazione: Carmilla ha ispirato Stoker a scrivere il suo Dracula. Ed ho detto tutto.

Voto:

lunedì 2 dicembre 2013

La cena di Natale, di Luca Bianchini, edito da Mondadori

  La cena di Natale, di Luca Bianchini 





Edito da: Mondadori
genere: narrativa 
formato: cartaceo (brossura)
pagine: 183
costo: € 12,00
costo: € 4,99
Book Trailer: non proprio... https://www.youtube.com/watch?v=CCdJ8An9LCk
assaggio: 




La trama

È la vigilia di Natale e sono tutti più romantici, più buoni, ma anche un po' più isterici. Polignano a Mare si sveglia magicamente sotto la neve che stravolge la vita del paese, dividendolo tra chi ha le gomme termiche e chi no. La più sconvolta è Matilde, che riceve quella mattina un anello con smeraldo da don Mimì, suo marito, "colpevole" di averla troppo trascurata negli ultimi tempi. Lei si esalta a tal punto da improvvisare un cenone per quella stessa sera nella loro grande casa, soprannominata il "Petruzzelli", in cui troneggia un albero di Natale alto quattro metri e risplendono le luminarie sul tetto. L'obiettivo di Matilde è sfidare davanti a tutti Ninella, la consuocera, il grande amore di gioventù di suo marito. E Ninella, che a cinquant'anni è ancora una guerriera, accetta la sfida. Sbaglia però a farsi la tinta "biondo Kidman", che la renderà meno sicura, ma non per questo meno bella. Quella sera, alla stessa tavola imbandita si siederanno, tra gli altri: una diciassettenne ossessionata dalla verginità (Nancy); una zia con tendenze leghiste (Dora); una coppia (Chiara e Damiano) in cui il marito forse ha messo incinte due donne, e un ragazzo gay (Orlando) che ha dovuto scrivere a mano su pergamena undici menu, in cui spicca il "supplì alla cozza tarantina" preparato con il Bimby. Tra cocktail di gamberi, regali riciclati, frecciate e risate, ne succederanno di tutti i colori. Ma ai due consuoceri, Ninella e don Mimì, importerà solo essere seduti uno accanto all'altra.

Impressioni

Luca Bianchini produce il seguito de "Io che amo solo te", romanzo ambientato in Puglia. La cena di Natale regala una ventata di "pugliesità" incredibile e macchiettistica, in senso buono. Tutti simpatici i personaggi e le loro situazioni. Carina l'idea di mettere, qua e là, delle frasi dialettali, che hanno davvero il sapore della nostra bella terra. Questo libro l'ho letteralmente divorato: a voler esser buoni, m'è durato due giorni. Si fa leggere con piacere e si sorride spessissimo delle disavventure della povera Nancy, diciassettenne sfigata e "illibata"; ma anche di Damiano, ragazzo debole e credulone o dello zio Modesto. Come non amare, poi, le figure della mitica signora Labbate, spiona del quartiere e della "zia Dora"? Quest'ultima è pseudo leghista e pseudo nordista (perché da Polignano s'è trasferita a Castelfranco Veneto). Insomma c'è un girotondo di personaggi che ruotano attorno alle figure dei consuoceri, ovvero Don Mimì, padre di Damiano e Orlando e Ninella, madre di Chiara e Nancy. Cosa accade? Non ve lo dico, altrimenti faccio spoiler gratuito e i libri, si sa, è meglio leggerli da sé che farseli raccontare.
Perché acquistare questo libro? Perché nelle parole di Luca Bianchini si avverte un amore smisurato per la Puglia e per le nostre atmosfere. 

Voto: 8









Intervista a Pietro Favorito, fumettista di "Lady Mafia".



Pietro Favorito 


Carissimi amici buongiorno!

Come preannunciato qualche tempo 

fa, ho tartassato Pietro Favorito, creatore del 

fumetto pugliese "Lady Mafia" per fargli 

un'intervista. 

Il tempo è tiranno e ho beccato Pietro alle prese 

con la terza uscita del fumetto, quindi ho dovuto 

fare di necessità virtù e fargli un papiro in posta 

privata, su faccialibro. 

Mettetevi comodi, allora, e gustatevi l'intervista!




  • Da dove è nata l'idea di Lady Mafia e perché ha questo titolo? 



A dire il vero l’idea è nata dal titolo. Mi spiego meglio. Quando decisi di scrivere una storia 

che riguardasse una donna di mala e di vendetta, pensai prima al titolo, poi, trovato il 

titolo, ho sviluppato l’idea. Perché, secondo me, senza un titolo ad effetto, che attiri 

l’attenzione e susciti curiosità, oltre a innumerevoli interrogativi, non si va da nessuna 

parte.


  • Come mai hai scelto di incentrare la storia su una protagonista femminile, anziché maschile? 



Il progetto è nato così. Inoltre mi piacevano tutti gli sviluppi che potevano derivare da 

un’antieroina come Lady Mafia, da una donna che fa cose che generalmente le donne non 

fanno, e in un mondo, a queste, decisamente ostico!!!



Pronao della Villa Comunale di Foggia
  • Come mai lo hai ambientato a Foggia e poi in altre città pugliesi?

Lady Mafia è ambientata a Foggia perché 

sono megalomane. Quando sogno ad 

occhi aperti, sogno che Lady Mafia possa 

diventare famosa come Diabolik, 

come Dylan Dog, come Tex Willer, e che 

quindi, un giorno, qualche grande 

produttore cinematografico possa 

decidere di trarre da questa storia un 

film. 

Sogno che Lady Mafia venga ricordata 

come la storia più appassionante e affascinante mai ambientata a Foggia, e che mi si 

riconosca il merito di aver portato la mia città alla ribalta nazionale, in un modo nuovo. 

Originale. Ora, qualcuno potrebbe pure obiettare che associare un titolo tanto forte e 

ingombrante a Foggia, potrebbe essere un tentativo di screditarla, di mostrarla peggiore 

di quello che è, ma la verità è un’altra: una storia del genere poteva essere ambientata in 

qualsiasi città d’Italia. La Mafia è ovunque, anche al Nord. È in tutto il mondo. 

Semplicemente… c’è! Dunque, partendo dal presupposto che ritengo i lettori di Lady Mafia 

assolutamente capaci di riconoscere gli intenti per i quali ho scelto un’ambientazione 

pugliese e tornando a bomba sulla mia megalomania, perché mai il produttore 

cinematografico di cui sopra dovrebbe realizzare il suo film in un’altra città, portando a 

questa notorietà e benefici, e non alla mia? Se pure in un contesto noir, e di morte e 

violenza, ed usando un linguaggio giovane che racconti una storia sì dai contenuti crudi e 

forti, ma anche dal ritmo incalzante, spero di mostrare quanto di bello c’è nella mia città. 

Nella mia regione. Voglio scuotere le coscienze dei miei lettori, mostrando fino a che punto 

la cattiveria umana possa spingersi, e poi stupirli con messaggi chiari e altrettanto forti: 

possiamo fare sempre qualcosa per rendere migliore questo mondo. E fare qualsiasi cosa, 

anche una molto piccola, è sempre meglio che non fare niente.


  • Tu affronti, per ogni uscita, una tematica. Nel primo è stata la violenza sulle donne; nel secondo, l'omofobia; nel terzo mi hai annunciato lo stalking. Come mai? E che messaggio vuoi dare con queste tematiche?
Innanzitutto voglio esprimere il mio disgusto e il mio disappunto, su queste, ed altre 

tematiche, come la pedofilia, la corruzione, la vivisezione, i pirati della strada, animali in 

cattività, e chi più ne ha più ne metta. Insomma, sono stanco di apprendere ogni giorno di 

donne violentate e uccise, e più in generale di ingiustizie di ogni tipo, e di pene troppo miti, 

a volte quasi inconsistenti, per i carnefici, se paragonate all’immenso dolore che 

accompagnerà per tutta la vita le loro vittime, qualora a quest’ultime vita rimanga. 

Veronica De Donato, ovvero Lady Mafia, dice: togliere la vita, equivale a togliere tutto. 

Ma anche distruggere una vita, alla fine, è come uccidere. I reati contro la persona 

devono essere puniti severamente. Un assassino non può uscire dal carcere dopo 8 anni. 

Un assassino non può dividere la cella con un evasore fiscale o un ladro di caramelle. Un 

assassino ha tolto tutto ad un’altra persona, non gli deve restare niente. Lo stesso dicasi di 

uno stupratore, o di un pedofilo. Questi, seppur in maniera diversa, uccidono. Le anime, 

ma uccidono lo stesso.

Infine, più che lanciare un messaggio vorrei far riflettere. Sono troppe le cose che in Italia, 

e nel mondo, non vanno. E che sia possibile creare un mondo migliore solo nei film o nei 

romanzi, o in qualsiasi altro prodotto della fantasia, la dice lunga su quanto siamo messi 

male. In attesa, e con l’auspicio di poter fare sempre di più per denunciare e combattere lo 

schifo del mondo, concedo alla mia Lady Mafia l’opportunità di fare quella giustizia che 

altrimenti, negli ambiti ai quali sono più sensibile, non ci sarebbe. Forse ho costruito il 

peggiore dei mondi per far sembrare meno squallido quello in cui realmente viviamo. Non 

ho saputo consolarmi in altro modo.



  • Nel panorama dei fumetti noir, "Diabolik" è, per eccellenza, ciò che ha aperto la strada ad altri "ragazzi cattivi" del genere. Quanto ha influito, su di te, la lettura di fumetti del genere? 
In realtà il mio fumetto preferito è Zagor. E sulla mia scrittura hanno influito giornate 

intere di letture… anche se di romanzi, piuttosto che di fumetti. Il mio genere preferito? Il 

noir. E i thriller.

Logo della Cuore Noir Edizioni
  • Affrontiamo una questione spinosa, adesso: l'Editoria. Hai fondato la Cuore noir Edizioni per auto produrre il fumetto: come mai? 
Ho fondato la Cuore Noir Edizioni perché 

altrimenti Lady Mafia non sarebbe mai nata. 

L’editoria è in piena crisi. E in Italia ci sono più 

scrittori che lettori. Inoltre, i grandi editori 

monopolizzano il mercato, e sono restii a dare 

delle possibilità agli scrittori emergenti, 

condannati a mandare manoscritti che nella 

maggior parte dei casi non verranno né letti 

né valutati. In una sola parola: giungla!


  • Quanto è difficile, secondo te, credere in un sogno "letterario" e riuscire a realizzarlo? Quali sono i passi che consiglieresti a chi vuole tentare la strada del fumetto?
A chi volesse diventare scrittore, di romanzi o di fumetti, o disegnatore, dico soltanto una 

cosa. Non aspettate che gli altri realizzino i vostri sogni. Ma svegliatevi e datevi da fare.


  • In base a quali caratteristiche hai scelto Domenico Nagliero, disegnatore di Lady Mafia?
Ho scelto Domenico Nagliero perché nel momento stesso che lo incontrai, e ancor prima di 

vedere come disegnasse, mi dissi: è lui! Tenace, ambizioso. Determinato. Bravissimo. E 

pazzo, quasi quanto me!
Domenico Nagliero, disegnatore di Lady Mafia



  • Parliamo di distribuzione: quali sono i passi per approdare nelle fumetterie italiane, edicole e librerie? 
Il passo è unico: presentare prodotti di qualità.



  • Lady Mafia è un fumetto con cadenza bimestrale che consterà di dieci numeri. Prevedi un seguito, oppure no? 
Sinceramente non lo so. Molto dipenderà da come andranno le cose. Di certo, non mi 

precluderò questa possibilità.


  • Parliamo di novità: cosa accadrà a gennaio? 
In un modo, o nell’altro, farò di tutto perché Lady Mafia diventi un fumetto a distribuzione 

nazionale. Pur avendo già varcato i confini della Puglia, non è stato fatto ancora nulla per 

un lancio nazionale del fumetto. Mi muoverò in questo senso.



  • Oltre ad essere fumettista, sei anche uno scrittore. Mi racconti delle tue esperienze con le Case Editrici? 
Stendiamo un velo pietoso. No comment. Oppure, se preferisci, al posto di questa risposta 

potresti mettere una sfilza di parolacce. Le peggiori che ti vengono in mente.


Il Direttore Editoriale di Lady Mafia: Loris Castriota Skanderbegh

  • Perché un fumetto sulla mafia? 
Perché il male esercita un fascino 

maggiore rispetto al bene. Perché i 

cattivi danno molte 

possibilità in più di creare personalità 

complesse e interessanti. Perché i 

personaggi negativi possono evolversi 

e maturare in maniera stupefacente. 

Perché i bravi ragazzi annoiano, ne sapete qualcosa voi donne.


  • Che tipo di lettore sei? 


In questo momento molto “interessato”. Nel senso che leggo solo quanto può servire ai 

miei scritti.


  • Che libro c'è, in questo istante, sul tuo comodino?


Tagli. Karin Slaughter.







Saluto Pietro, lasciandolo al lancio della terza uscita di Lady Mafia e, infine, saluto Domenico, 

ragazzo simpaticissimo e Loris, amico e giornalista, che ha creduto in questo progetto, tanto 

da imbarcarcisi. I numeri venduti stanno dando ragione ai tre intrepidi. Augurandogli un 

Copertina del terzo numero di Lady Mafia
grandissimo in bocca al lupo attendo, come tutti 

voi, le prossime avventure di Veronica.