sabato 30 novembre 2013

E poi, Paulette... di Barbara Constantine, edito da Einaudi







E poi, Paulette... di Barbara Constantine 





Edito da: Einaudi
genere: narrativa umoristica 
formato: cartaceo (brossura)
pagine: 232
costo: € 17,00
costo: € 9,99
Book Trailer: non trovato
pagina Facebook Einaudi: no


La trama

Ferdinand è rimasto sorpreso dalla velocità con cui è successo tutto. Dopo appena tre frasi Simone si è alzata, ha afferrato Hortense per la manica, l’ha trascinata in camera da letto. Le ha sentite bisbigliare, ci hanno messo meno di un minuto, sono tornate un po’ tremanti e con gli occhi umidi, lo hanno abbracciato, una dopo l’altra. Il giorno prima si era ripresentato il nipote, dopo che Ferdinand e i bambini se n’erano andati, e le aveva completamente terrorizzate. Avevano trascorso una brutta nottata. Innanzitutto a piangere le cocorite, ritrovate morte nella gabbia, con le due paia di zampette all’aria e la pancia gonfia, una morte del tutto incomprensibile, poi a pianificare la loro partenza, quella grossa, quella definitiva, con adeguate dosi di sonnifero su ognuno dei tavolini da notte. Avevano programmato, nell’ordine, di passare la giornata a fare le grandi pulizie, perché ci tenevano che la casa fosse impeccabile. Nessuno avrebbe potuto accusarle, una volta partite, di essere delle sudicione. Ah, questo proprio no! Mai e poi mai. A fine giornata avrebbero scritto un biglietto per chi fosse stato interessato a conoscere i motivi. E avevano deciso il menu della cena. Primo, secondo e dessert: solo dolci! Éclair al caffè, meringhe alla frutta candita e babà al rum. Il diabete e quell’altra schifezza, il colesterolo, potevano andare al diavolo, non si sarebbero negate niente! Solo dopo sarebbero andate a dormire – verso le otto e mezzo, a meno che in tv non ci fosse un bel film o un documentario interessante – si sarebbero dette bye bye e qualcosa del tipo: Con un po’ di fortuna e un grosso errore di scambio dei binari, rischiamo di ritrovarci in paradiso, mia cara, giusto per ridere insieme l’ultima volta, e un’ora dopo, di regola, sarebbe stato tutto finito. Perciò la proposta di Ferdinand arrivava come… una ciambella di salvataggio, un’oasi nel deserto, una luce in fondo al tunnel? Una tregua, in ogni caso. Hanno detto di sì.


Impressioni

Barbara Constantine, di cui avevo già letto "La bella estate di Mélie" http://www.ibs.it/code/9788860522337/constantine-barbara/bella-estate-melie.html ci regala un'ennesima avventura fresca e simpatica. 
Il personaggio principale, Ferdinand, è un vecchio signore che vive in una grande casa di campagna. Ferdinand è solo, e si annoia. Vedovo non affranto e padre di due figli, di cui uno emigrato in Australia e l'altro, invece, che vive nel suo stesso paesino, Ferdinand occupa le sue giornate come può. Ma il tempo sembra non passare mai. Finché, un giorno, incontra Berthe, cane della sua vicina di casa. Marceline ha dimenticato il gas aperto e una Berthe inquieta e spaventata conduce Ferdinand dalla sua padrona.
Marceline è in ristrettezze economiche e, durante un terribile temporale, il tetto della sua casa fa acqua da tutte le parti. E allora perché non proporre a Marceline di andare a vivere con lui, nella fattoria? In fondo, la casa ha molte stanze e lui si annoia; aiutare una vicina non potrà fargli altro che bene. Peccato che Marceline abbia, oltre Berthe, un gatto e un asino, che dice di sì a tutti. Basta fargli una domanda, dargli una carota e il vecchio Cornélius annuisce felice.
Ferdinand non è contentissimo di Cornélius, soprattutto perché l'asino ha imparato ad aprire le serrature e quindi gli devasta allegramente l'orto.
In tutto questo, Marceline è solo la prima persona che graviterà nella grande casa di Ferdinand. Sì, perché accade, poco dopo, che Guy, amico di vecchia data di Ferdinand, rimanga vedovo. Onde evitare di lasciarlo morire di tristezza, Ferdinand gli impone di trasferirsi da lui. E qui Guy, come Marceline, pare rifiorire. Dopo di loro, altri strambi personaggi arriveranno nella vecchia casa. Ma il bello è che non saranno solo arzilli vecchietti! Fra un sorriso e un momento di estrema tenerezza, dunque, Barbara Constantine ci regala un altro libro frizzante, dove la terza età non è vista con orrore ma con tanta allegria. Il libro è godibilissimo, scritto in maniera buffa e intimista e si divora in un giorno. Solo il finale mi ha lasciata un po' perplessa, perché mi fa pensare che forse rivedremo presto Ferdinand e i suoi amici. 
"In dubis, abstine" avrebbero detto i latini, quindi mi astengo dal pensare ad un prosieguo e resto con la mente ancorata su Ferdinand e il suo gran cuore e sul Tempo che inizialmente si dilatava e non passava mai e poi, invece, dopo l'arrivo di tante persone, acquisisce un senso diverso, più pieno e interessante. 

Perché acquistare questo libro? Perché fa vedere la terza età come qualcosa in cui rivalutare tutto e reinventarsi. E per amare, laddove li si abbia ancora, i propri nonni. 

Voto: 9
















venerdì 29 novembre 2013

Presentazione de "Le donne della merceria Alfani" di Carmen Pafundi, edito da Altrimedia Edizioni. 29/11/13

Questa sera, trafelata e dopo una rocambolesca avventura occorsami a causa di un disguido per la prenotazione di una stanza in un albergo di Roma (per la fiera di dicembre "Più Libri Più Liberi"), mi avvio, bel bello, alla Libreria Mondadori, in via Oberdan, a Foggia.
Libreria fantastica, specialmente perché si è, oramai, creato un bel feeling con i proprietari, i quali mi hanno tenuta a battesimo per la presentazione del mio romanzo "Tute, tacchi e amore", fatta lì il 5 ottobre del 2013.
Sto divagando? Un pochino, lo so. Vabbè, andiamo avanti.
Insomma, corricchiando e trascinandomi dietro (tipo mucca al pascolo) il mio fidanzato, arrivo finalmente in libreria. Saluto Vittorio, marito di Marisa (i proprietari della libreria) e chiedo: "La presentazione è già cominciata?" e lui mi accenna che la faccenda va avanti da pochi minuti.
Varco la soglia della stessa saletta in cui anche le mie natiche eccitate si sono accomodate e... sì, lo so che delle chiappe non possono essere eccitate, abbiate pazienza. Dicevo, entro e mi trovo davanti un gruppetto di donne, la cui età, se si esclude qualche caso, va dai 70 ai mille anni circa.
Tramortita dalla naftalina e dalle rughe, mi avvio verso un paio di sedie libere, indicatemi dal mio fidanzato. 
Appena mi siedo mi chiedo se sia una presentazione di un libro o un rosario, visto che davanti a me c'è una suora. Insospettita e leggermente paranoica, comincio ad ascoltare l'autrice, tenendo però d'occhio la suora.
Sapete, per me che sono andata dalle suore da bambina e sono cresciuta in un fantastico ateismo totale, vedere una suora ad una presentazione mi fa un po' strano.
Ma torniamo a noi e alla presentazione.
Davanti a me c'è la testa della sorella dell'autrice, a cui vanno (con molta simpatia, eh) le mie maledizioni più ferventi: non stava ferma un attimo, costringendomi a fare una continua finta da una parte all'altra per vedere un accidenti di qualcosa.
Quando la capoccia della tizia si ferma in una posizione decente, vedo, per pochi istanti, le protagoniste della presentazione, ovvero l'autrice e la giornalista che la intervista.
E mi accorgo di due cose, immediatamente: l'autrice è prolissa da morire e che la cuffia della suora è più interessante del libro stesso.
Soprattutto dopo una gomitata del mio ragazzo, che si chiama Stefano. Insomma Stefano mi mima a gesti la mosca e mi dice che s'era posata sulla capa della suora. Avrebbe voluto schiacciarla. La mosca, non la suora.
Dopo esserci oziosamente persi per alcuni (gradevoli) minuti sulle vicende della mosca e aver immaginato dei fantastici scenari, torniamo alla realtà.
Siamo ancora alla presentazione. E l'autrice parlaparlaparlaparla fino a sfinirmi. In effetti le mie vereconde natiche hanno assunto l'aspetto del sedile su cui sono poggiate.
Guardo con discrezione l'orologio: cazzo siamo qui da un'ora e venti! Ma quando cazzo finisce 'sta presentazione, mai?!
Avete presente quel professore delle superiori, quello noioso e prolisso? Quello per cui le martellate nelle palle risultano quasi gradevoli? Ecco, la presentazione assume toni quasi scolastici, di quelli in cui è doveroso pensare ad altro, pena la morte dei neuroni.
Comincio a tamburellare discretamente con le mani sulle gambe, mi stiracchio, mi muovo sulla sedia, mi gratto in testa.
Sì, lo so che è disgustoso grattarsi in testa, ma in una saletta dove siamo una ventina di persone e sembra di stare ai Tropici visto il caldo, una grattatina ti vien voglia di farla, no?
Ebbene, mentre la giornalista pone domande di spessore (non chiedetemi quali, le ho dimenticate), l'autrice risponde. Ma guarda solo lei. Come se noi non ci fossimo.
Se non fosse che mi rompe le palle fare sempre la voce fuori del coro, avrei voluto dirle: "Ehi! Noi siamo di qua, eh!".
Insomma, pare che noi siamo dei cartonati che respirano e che non è il caso di guardare in faccia.
Ogni tanto osservo la mosca, per vedere se si posa di nuovo sulla capa della suora. Niente. Anche la mosca si sarà rotta i coglioni della suora. O dell'autrice. Non lo so.
Fatto sta che, mosca a parte, l'autrice continua a parlare. Sì, lo so che ad una presentazione un autore dovrebbe parlare, ma come questa non ne ho mai viste.
Questa mi ha sfinita.
Cercavo, visivamente, il tasto "on - off" ma non l'ho trovato. Peccato, perché ero esausta.
Insomma, a parte la chiacchierata fatta con la giornalista, l'autrice ci ha raccontato mezzo libro. Alla faccia del: "Non posso raccontar tutto".
Perché, se potevi raccontare tutto avresti detto solo due parole?
Quando la giornalista, probabilmente abbrutita anche lei, si rivolge a noi poveri cartonati umani, le faccio un paio di domande.
Quanto è stato difficile, per te, pubblicare? E perché hai scelto una Casa Editrice locale?
E lei: "Non è stato per niente difficile! La prima Casa Editrice che ho contattato, dopo una settimana mi ha risposto positivamente."
Se, come no. Se tu non hai avuto difficoltà nel pubblicare, allora io sono Babbo Natale.
E infatti...
"Anche se, devo dire, avevo mandato il mio manoscritto alla Mondadori e a tutte le grandi Case Editrici."
Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhh, ora sì che sei sincera, fratella!
"Le quali mi hanno sempre risposto che, seppur scrivendo bene, non ero giusta per la loro linea editoriale. Ma come? Pubblicano chiunque e non me?".
E io, mentalmente: "Ma ti sei chiesta perché non ti pubblicano? Io una domandina me la farei, eh!".
Megalomanie a parte, appena finita (Deo gratias) la presentazione, mi avvio all'ingresso della libreria, dove afferro una copia del libro e lo apro.
Mi dico: "Vabbè, la presentazione sarà stata pure lunga e snervante, ma la trama mi piace".
Quando comincio a leggere l'incipit capisco una cosa terribile: l'autrice non solo è prolissa dal vivo, ma anche sulla carta.
La prima frase non ha una virgola che sia una. E dura qualcosa come tre righe. Tre lunghissime righe senza una pausa, senza un respiro. E il resto della prima pagina mi pare tanto un bugiardino: terribilmente noioso e soporifero da chiedersi se sia meglio avere gli effetti collaterali indicati nell'aspirina o continuare a leggere il libro della tizia in questione.
Chiudo il libro e lo ripongo sullo scaffale. Amo leggere. Ma un conto è un libro che ti prende sin dall'inizio. Un conto è leggere una intera frase arzigogolata e con un italiano eccessivo e ridondante.
Io odio le ridondanze. Mi innervosiscono. Di più: ho una fortissima idiosincrasia verso gli eccessi stilistici.
Non dico che l'incipit dovesse essere sgrammaticato, tipo: "Ho andato da Tizio perchè mi dicette che ci dovevo andarci."
Ma nemmeno essere in stile pseudo manzoniano o simili.
Specie se poi l'autrice mi cade su una forma dialettale, orribile, detta con noncuranza: "Tutti ne abbiamo di bisogno".
Di bisogno?!
Di bisogno???? 
Inoltre, dopo i ringraziamenti alla suora in questione, che è stata la maestra delle elementari dell'autrice, leggo sul suo profilo Facebook cose del tipo: "Grazie, a tutti, per avermi detto, o fatto, bla, bla, bla...". Per intenderci: c'era, una virgola, ad, ogni, maledettissima, parola, in, periodi, estenuanti, e, lunghi, da martellarsi, e frantumarsi, gli, zebedei.
Quindi mi sono detta: cazzo, se hai ringraziato suor Cosa per averti insegnato la punteggiatura, vuol dire che siamo messi proprio bene!
Allora sono giunta ad una conclusione inquietante. O l'autrice soffre di sdoppiamento della personalità, dove le virgole e i punti sono messi a cazzo di cane, oppure l'Editore ha rinunciato ad una revisione ed ha chiuso gli occhi, pubblicando l'impubblicabile.
Sarà.
Sapete cosa ho preso, alla fine? 
L'ultimo di Luca Bianchini: "La cena di Natale".
E tanti saluti all'autrice.




giovedì 28 novembre 2013

La Dinastia Il Romanzo dei Cinque Imperatori, di Andrea Frediani, edito da Newton Compton




La Dinastia
Il romanzo dei cinque Imperatori
di Andrea Frediani





Edito da: Newton Compton Editori
genere: storico, 
formato: cartaceo (cartonato con sovraccoperta)
pagine: 816
costo: € 9,90 
costo: € 3,99
Book Trailer: sì
pagina Facebook de La Dinastia: https://www.facebook.com/ladinastiapaginaufficiale












La trama

Subito dopo la vittoriosa battaglia di Azio contro Marco Antonio e Cleopatra, Ottaviano, il futuro Augusto, si macchia di un delitto per il quale viene maledetto, e con lui la sua famiglia per generazioni. Passano gli anni, e gli eventi confermano che nella dinastia Giulio-Claudia da lui fondata le morti precoci e violente si susseguono senza posa, gli eredi scompaiono uno dopo l’altro tra congiure e avvelenamenti, fallimenti militari e intrighi di palazzo.
All’ombra della figura imperiale si estendono i contrasti tra i due rami della famiglia, quello giulio, che fa capo ad Augusto, e quello claudio, cui appartiene la tenace moglie Livia Drusilla. La mancanza di eredi diretti costringe infine il principe a scegliere come successore Tiberio, il suo figliastro. Ma i contrasti tra i due rami della dinastia proseguono anche sotto il nuovo imperatore, e portano ad altre morti, complotti e assassini, finché il solo erede possibile rimane Caligola.
I suoi eccessi indispongono tutti, e la sua ferocia produce un regno del terrore; viene assassinato dai suoi stessi pretoriani, che elevano al trono suo zio Claudio, da sempre privo di credito negli ambienti di palazzo. Durante il suo imperio si agitano nell’ombra le trame di potenti liberti e di donne ambiziose, fino ad Agrippina, che spiana la strada al proprio figlio Nerone. Questi diventa imperatore, ma presto si macchia di omicidi in serie e perde il senso della misura. La sua morte senza eredi conclude il ciclo di una dinastia precipitata sempre più nell’abiezione e nella follia, i cui destini, dall’ascesa al declino, si sono costantemente intrecciati con la famiglia dei Cherea, umili soldati e giardinieri col destino segnato dalla crudeltà dei potenti.


Impressioni

Dopo aver deciso, finalmente, di creare una veste grafica più accattivante e golosa e un formato, il pocket, di impatto gradevole anche a livello di grandezza, la Newton Compton sforna libri su libri a prezzi invidiabili e spesso scontati. Arriviamo, adesso, al romanzo in esame: La Dinastia.
Il libro è un corposo compendio di Storia che abbraccia circa un secolo di vicende in cui intrighi, alleanze, espansioni territoriali, "trionfi", matrimoni combinati, incesti e matricidi ci mostrano cosa accadeva nella Roma guidata dalla dinastia Giulio-Claudia. 
Si parte da Ottaviano Augusto, accorto "Princeps" che delineerà i confini dell'Impero più vasto della Storia Romana. Frediani non solo ci mostra le battaglie compiute nelle attuali Nazioni come la Germania e l'Europa dell'Est, ma con ricerca certosina, ci fa entrare nel Senato ad ascoltare persino le più piccole minuzie dette da un oscuro senatore. 
Frediani alza il sipario su una realtà crudele e spietata: Ottaviano, della dinastia Giulia, regna da troppi anni, bisogna ucciderlo per far spazio al nuovo che avanza. A ciò porrà rimedio la sua regale consorte, ovvero Livia Drusilla, della dinastia Claudia. Al suo posto entrerà in scena l'anziano Tiberio, figlio di Livia Drusilla, adottato da Ottaviano.
Tiberio era un uomo perlopiù odiato, non capito, né stimato. Accorto come Ottaviano Augusto, manterrà intatte le finanze, effettuando una politica intelligente e mai impulsiva. Ma anche Tiberio pare essere troppo longevo e le congiure riappaiono fra i Senatori e i rampolli della dinastia Giulio-Claudia. 
Morto Tiberio, per mano del nipote Caligola, Roma vivrà nel terrore fino all'ennesima congiura che porrà fine alla vita debosciata di un imperatore incestuoso, crudele e completamente squilibrato. 
Al suo posto vediamo incedere Claudio, balbuziente e dotto, che non aveva mai avuto interesse alcuno per il potere. Agrippina, moglie di Claudio e madre di Nerone, lo avvelenerà per spianare la strada al suo rampollo. Giungiamo, dunque, all'ultimo esponente della dinastia: Nerone. Appare subito evidente che anch'egli, come Caligola, è squilibrato. Nerone si macchia di omicidi terribili: matricidio, uxoricidio e fratricidio. In pratica stermina mezza famiglia. 
E le donne della Dinastia? Sono tutte intelligenti e ambiziose. A partire da Livia Drusilla, moglie di Ottaviano Augusto, fino ad arrivare alle famosissime Agrippina e Poppea. Queste donne tesseranno, dietro le quinte, incredibili congiure e decreteranno le morti di tanti personaggi scomodi senza battere ciglio, pur di far avanzare le loro pedine.
Frediani compie un salto indietro nel tempo, mantenendo intatta la freschezza dei dialoghi, tutti pazientemente ripresi da cronache dell'epoca, senza dimenticare nessuno. Per sua stessa ammissione, purtroppo, ha dovuto eludere moltissime vicende, ma quello che c'è basta e avanza. Certo si fa confusione fra i nomi (Druso Maggiore, Druso Minore, Antonia Maggiore, Antonia Minore, Agrippina Maggiore, Agrippina Minore), ma con un po' di pazienza, alla fine, il quadro è chiaro; inoltre, per nostra fortuna, a pagina 793, vi è l'elenco degli oltre 400 personaggi nominati in tutta l'epopea.
Frediani scrive con leggerezza e ci accompagna, lungo le 816 pagine, con dialoghi calzanti, chiari e comprensibili. Insomma è una lettura godibilissima. L'unica pecca che ho da esternare è l'eccessiva descrizione delle battaglie compiute. Per quanto mi piacciano moltissimo anche quei resoconti, dopo l'ennesima battaglia drusiana cominciavo ad essere insofferente.

Perché acquistare questo libro? Per rispolverare la Storia e farlo in maniera interessante. Per conoscere, attraverso i cronisti dell'epoca, un mondo ormai finito ma che ha, ahimè, delle perverse assonanze con la politica attuale.

Voto: 10

mercoledì 20 novembre 2013

Presentazione del secondo numero del fumetto "Lady Mafia"

Carissimi amici! Questo mercoledì sera è stato davvero interessante e diverso dagli altri mercoledì. Vi chiederete come mai.
Come potete vedere dalla foto che ho inserito, sono stata alla presentazione di un fumetto.
Cos'ha, di particolare, questo fumetto?
Be', la prima cosa che salta agli occhi è il titolo, provocatorio, di questo noir: "Lady Mafia".
La seconda cosa, per cui ne parlo con entusiasmo, è che autore della storia, fumettista e Direttore Editoriale, sono di Foggia.
Ma chi ha avuto l'ardire di sfidare la fumettistica italiana con un fumetto così aggressivo e ardito?
Qualcuno che ha creduto che l'idea potesse funzionare, ecco chi. E questo Qualcuno ha lottato per portare alla luce un'idea d'impatto e che affronta anche temi sociali come la violenza sulle donne, l'omofobia e lo stalking.
Ma di questo parlerò in maniera più approfondita con l'autore del fumetto, a cui ho posto già stasera un migliaio di domande.
Per ora quello che posso dirvi è questo: credere nei sogni, stringere i denti e non rimanere delusi dalle circostanze avverse porta immancabilmente a dei risultati. Pietro, Domenico e Loris hanno creduto in Lady Mafia, fumetto vendutissimo in tutta la Puglia e che tiene egregiamente testa a fumetti del calibro di Diabolik, delle mitiche sorelle Giussani e di Dylan Dog.
Quindi, se credete nei sogni, andate avanti perché se loro ce l'hanno fatta, potete farlo anche voi!
A breve saprete tutto, ma proprio tutto!, su Lady Mafia e sulla genesi di questo fumetto che sta letteralmente impazzando in tutta la Puglia.

Il Risveglio del Re di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato, edito da Lettere Animate



Edito da: Lettere Animate
genere: storico, archeologico, thriller
formato: cartaceo (brossura)
pagine: 315
costo: € 14,00
dove trovarlo: http://www.lettereanimate.com/eshop/index.php?route=product/product&product_id=85
ebook: http://www.net-ebook.it/ebooks/41936/Il-risveglio-del-re.aspx
costo: € 0,99
Book Trailer: sì
assaggio: http://www.lettereanimate.com/images/Il%20RISVEGLIO%20DEL%20RE_anteprima.pdf
pagina Facebook: https://www.facebook.com/IlRisvegliodelRe





La trama

Roma, anno 410. I Visigoti, guidati dal re Alarico, entrano nella città al termine di un lungo assedio. Dopo tre giorni di razzie, si dirigono verso l’Africa, ma una tempesta distrugge le loro imbarcazioni nello stretto di Messina. Mentre ripiegano verso nord, Alarico viene colto da morte improvvisa nei pressi di Cosenza. Ataulfo, nuovo re dei Visigoti, ordina a una schiera di prigionieri di scavare sotto il greto del fiume Busento, in modo che il corpo di Alarico e una parte consistente del tesoro rimangano celati per sempre. Gli schiavi che partecipano all’opera di deviazione delle acque vengono uccisi affinché non rivelino il segreto.
Roma, anno 2014. Durante una festa, il professor Riccardo Crespi, studioso di lingue antiche, incontra un facoltoso armatore. Da sempre amante della cultura, il magnate lo invita nella sua villa per mostrargli la collezione privata di libri antichi. L’immediata amicizia che si instaura tra i due porta Crespi a frequentare assiduamente la biblioteca dell’uomo. Un giorno, il professore s’imbatte in un manoscritto che fornisce un indizio su uno dei misteri più affascinanti dell’Alto Medioevo: il luogo di sepoltura del re dei Visigoti. Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa. Al centro di un’intricata trama, tra un omicidio inquietante e altri fatti oscuri, capisce di non essere il solo interessato al sepolcro. Dove si celano le spoglie di Alarico? C’è veramente un tesoro da cercare? Solo il professore può chiarire questi interrogativi, ma dovrà guardarsi dalle mire di istituzioni e avventurieri senza scrupoli, districandosi tra le enigmatiche righe di altri documenti emersi dal passato che metteranno a dura prova il suo intuito.
Storia, archeologia e mistero si fondono in un intarsio narrativo disseminato di segreti, trasformando il viaggio a ritroso dei protagonisti in una sfida continua tra leggenda e realtà. Dalla villa di un ricco armatore di Roma alle mura silenziose di un appartamento di Milano, dai monumenti antichi di Ravenna ai territori sconfinati della Calabria, la soluzione apparirà sempre più lontana, fino a quando non avverrà “Il risveglio del Re”, da troppo tempo ormai sepolto nell’oblio.


Impressioni

Questo libro, conosciuto attraverso la pagina Facebook, mi ha attratta istintivamente per diversi motivi: la bella veste grafica, il font gotico dato al titolo del libro, un manoscritto che occhieggia nell'angolo destro in alto, i colori usati e lo schizzo del mausoleo di Alarico. 
Andando, poi, a leggere la trama, mi sono entusiasmata ancor più, poiché a me piacciono moltissimo i romanzi storici, specie se accurati e ben tratteggiati.
Acquistato, dunque, il libro dal sito, ho incominciato a leggere con entusiasmo.
Entusiasmo che si è via via spento, degenerando spesso nella noia.
Il perché è presto detto: sebbene il libro sia accurato nei minimi dettagli, lo stile narrativo è spesso ridondante ed eccessivo.
Parlandone con uno degli autori, ho fatto notare l'uso eccessivo di certe parole, sconosciute ai più. Parafrasando Umberto Eco, mi sono sentita rispondere che per loro quello era il "Maestro" per eccellenza.
Per chi ha letto qualcosa di Eco capirà bene, dunque, di cosa parlo.
Ciò non toglie che il libro sia bello, elegante nella scrittura e ben confezionato a livello storico.
Quindi, ai miei occhi, l'unica pecca dei due autori è semplicemente un uso troppo aulico dell'italiano.

Perché acquistare questo libro? Per far emergere due scrittori esordienti e bravi nel tratteggiare la storia. E per aiutare le piccole e medie Case Editrici le quali spesso non godono dello stesso portafogli che hanno le Major per sponsorizzare al meglio i propri autori.

Voto: 7


Infine: un plauso alla Casa Editrice Lettere Animate per il bellissimo Book Trailer che ha prodotto per la sponsorizzazione del libro. 

lunedì 18 novembre 2013

Enader niù blog (ne avevamo davvero bisogno?).

Sì, lo so che la mia pronuncia inglese è fantastica, ma non è questo quello di cui voglio parlarvi.
Innanzitutto, cominciamo con le scuse, così evitate di lapidarmi: non sono capace di fare blog. Mettiamola così: io sto ai blog come un triceratopo sta alla Play Station. E ho detto tutto.
Bene, andiamo avanti.
Perché un ennesimo blog sulla scrittura e i libri?
Risposta: non ne ho la più pallida idea.
Aspettate, un motivo ci sarebbe. Forse più d'uno, in verità. In primis, sono una lettrice onnivora. Quindi leggere libri e parlarne mi piace da matti.
Anche sparlarne, in verità.
In seconda battuta, appartengo alla categoria degli scrittori.
In questo caso, mi sa che mi tocca presentarmi: mi chiamo Esther Pellegrini, ho ... anni e ho scritto un romanzo di genere chick-lit che si chiama "Tute, tacchi e amore" http://www.arpeggiolibero.it/libri/narrativa/tute-tacchi-e-amore-s
Perché ho scritto un romanzo? Perché avevo voglia di sognare e di ridere. Volevo leggere una storia che ancora non c'era. Di solito scrivo per questo. Perché quando si legge di tutto e quando quel "tutto" non mi basta più, scatta la voglia di creare un qualcosa che sia solo mio.
Un qualcosa in cui i personaggi siano modellati a mio piacimento e dove permetto loro di fare quel cacchio che vogliono.
Perché per me la scrittura è capricciosa, come la dea bendata. Non capisco quegli scrittori che dicono: "Io scrivo una trama, con inizio e fine e poi la seguo pedissequamente".
A parte che la parola "pedissequamente" mi pare una malattia rara e che mi fa paura, ma la fantasia dove la mettiamo?
Per me scrivere significa aprire una finestra sulla fantasia e addentrarmi in un mondo magico, fatto di mille avventure.
Infatti quando scrivo non so mai che cosa accadrà ai miei personaggi. Cioè, oggi potrebbero essere vivi, domani potrebbero diventarmi antipatici e li farei morire sotto un tir, ad esempio.
Tutto dipende da quello che mi passa per il cervello nel momento in cui scrivo. L'umore, per chi scrive, è importantissimo.
Ecco, allora, le varie tipologie di scrittori (secondo me):


  • IL DEPRESSO: questa categoria veste spesso di nero, non mangia carne perché ama gli animali, rompe le palle su qualsiasi cosa e produce perlopiù polpettoni strappalacrime, dove muore chiunque, persino il ragazzo del bar, che passava di lì per caso.
  • IL GAUDENTE: è quello che ha una coscia di pollo in bocca già alle otto del mattino e, con le dita unte, pesta sulla tastiera storie in cui il protagonista è immancabilmente un figaccione da paura, tromba come un riccio e ha la fila di gnocche dietro di lui. Di solito è l'autore stesso, sotto mentite spoglie. Meglio evitare di conoscerlo dal vivo, poiché di solito fantasia e realtà non equivalgono e rischiereste di conoscere solo l'ennesimo sfigato.
  • IL PROLIFICO: è quello che soffre di logorrea della scrittura. Produce non libri, ma aggiornamenti della Treccani in 48 volumi. Di solito scrive come un invasato, somiglia un pazzo, si strappa ciuffi di capelli quando è eccitato (al punto da esser scansato per sospetta tigna) e un suo libro non ha mai meno di 800 pagine.
  • IL MEDITABONDO: questo non lo reggo proprio, perché medita su tutto, persino su un punto e virgola. Di solito non produce molto perché comincia un romanzo a 20 anni e lo termina (forse) verso i 90. Evitatelo, pena il suicidio dei vostri neuroni.
  • IL POETA DE NOANTRI: è quello che scrive poesiole dove metrica e rima vanno bellamente a farsi fottere. Di solito è prolifico peggio della gramigna, ammorbando chiunque con le sue "meravigliose produzioni" in cui amore fa rima con cuore e "se non ci sei tu non vivo più". Alcuni Editori sbronzi o con problemi intestinali li pubblicano solo perché hanno tratto giovamento per la loro stipsi perenne.
  • IL GENIO INCOMPRESO: è quello che va contro tutti. Persino contro se stesso (ma per errore). Di solito è bilioso, invidioso e malevolo verso chi ce la fa. Non si chiede mai perché non venga pubblicato, perché nessuno ha il coraggio di dirgli che: "Se io avrei andato" non è il migliore dei modi per cominciare l'incipit di un romanzo (o di qualcosa che possa esser definito tale). E nessuno ha il coraggio di dirgli che "la grammatica non è un'opinione".
  • IL CIUCCIO E PRESUNTUOSO: è colui, o colei, che si ritiene scrittore solo perché il giornale locale ha pubblicato un trafiletto (per altro letto solo dall'interessato) su un suo libello. Spesso questa categoria guarda dall'alto in basso gli esordienti e gli scrittori affermati, dicendo: "A me Tizio mi fa un baffo, perché io scrivo meglio di lui!". Sì, ma com'è che Tizio ha venduto due milioni di copie e tu devi minacciare amici e parenti per far acquistare la tua ciofeca? Te lo sei chiesto?
  • IL PIAGNONE: è quello che si piange addosso e che ammorba chiunque abbia la sventura di ascoltarlo. Di solito è l'autore che tutti gli Editori vorrebbero sterminare seduta stante, poiché manda mail a chiunque (anche a Editori che pubblicano libri sugli animali), esordendo così: "Tanto lo so che non leggerete mai il mio romanzo...". Una randellata nei coglioni farebbe meno male di una mail così, mandata a ripetizione, quotidianamente, a TUTTI gli Editori italiani.
  • IL DIO DELLA SCRITTURA: è l'esatto opposto del piagnone. Le sue mail partono tutte con "state per leggere il romanzo del secolo!". Di quale secolo, però, non è dato sapere. Costui (o costei) è di solito arrogante, supponente e spesso salta tutte le fasi di approccio con un Editore, credendo di dover pubblicare subito il suo meraviglioso romanzo. Soffre di eccessiva e immotivata stima in se stesso e nella sua scrittura. Di solito viene deriso dagli Editori e cestinato con un click.
  • IL CULONE: è quello che ha avuto un culo sfacciato nel vendere un buon numero di copie alla prima uscita. Non si sa come, né perché, visto che poi, leggendo il libro in questione, ci accorgiamo che quei 15 euro sarebbero stati spesi meglio per un kebab e una birra. Il soggetto in questione vive di rendita sul primo libro, per poi produrre un'altra schifezza. Da evitare come la peste.
  • IL SACCENTE: scansatelo, i vostri neuroni vi ringrazieranno. Perché è quello che crede di sapere tutto di tutto e millanta di poter scrivere di tutto, salvo poi fare delle figure barbine. Il risultato sarà un minestrone di stili e nozioni, in cui potreste facilmente trovare Artù alla corte del Re Sole e uno Spitfire in volo che bombarda una legione romana ai tempi di Giulio Cesare.
  • IL MEDIOCRE: e qui entriamo, a pieno titolo, nel milione di autori che impazzano, ahimè, in moltissime librerie di tutto il mondo. Il mediocre è quello che, anche a spremerlo come un limone, ne cavi fuori una roba tristissima, insulsa e che si dimentica facilmente. Di solito ha idee banali ed una fantasia grigia. Fa tutt'altro nella vita (per nostra fortuna) e, se pubblica è un mistero come ciò sia accaduto. Per fortuna, non tutti i mediocri vengono pubblicati.
  • IL SESSUOMANE: non esiste come parola? Poco importa. Il sessuomane è quello che, anche dove non ci azzecca, gli piazza una bella scena di sesso. Scrive di protagonisti disturbati (e che ci disturbano con le loro ignobili performance), che da pagina 1 a pagina 300 non fanno altro che entrare e uscire da un letto. Ma questi non lavorano mai?, mi viene da chiedermi. Di solito finiscono alcolizzati e pazzi, tipo Buk, che di nome fa Charles. Ma lui è tutta un'altra storia.
  • GLI SCONCLUSIONATI: quelli che partono con un verbo al passato e, non si sa come, finiscono a parlare al presente. Tutto questo nella stessa frase. Se non erro basta un solo verbo, ma vaglielo a spiegare. Di solito non solo sono sconclusionati con i tempi verbali, ma anche con le trame, che hanno le gambe di ricotta e, quando arrivi alla fine, ti chiedi perché cazzo hai sprecato tempo e denaro per leggere una simile immondizia.
  • I PERMALOSI: sono quelli che, se pure hanno scritto una stronzata, guai a dirglielo! Si offendono a morte e non vi guardano più in faccia per qualcosa tipo mille anni. Poco male, perché se il libro è una schifezza, camperete meglio senza questi soggetti attorno.
  • I PERFETTINI: sono quelli che estenuano con continue modifiche all'immodificabile. Arrivano a scrivere una frase anche cento volte, finché decidono che suona male e tornano a quella iniziale. Questa categoria è snervante, perché a furia di modificare e rendere perfetta una storia, alla fine la snaturano, appiattendola.
  • I SOPORIFERI: sono meglio dei mediocri, perché se si soffre d'insonnia, basta leggere una o due pagine dei loro scritti per dormire sonni tranquilli. Otto ore di puro godimento garantito.
  • I SIMPATICI A OGNI COSTO: sono quelli che pensano di scrivere cose divertenti. Di solito ridono solo loro, mentre la platea gioca con cellulari, guarda soffitti, sbadiglia e si chiede perché sia lì, in quel preciso momento. Poi ricordano che quello è il loro capo e tutto acquista un senso perverso.
  • IL FANTASY DIPENDENTE: è quello che inventa mondi improbabili, con protagonisti via via più simili ad altri già esistenti e scritti da altri. Ciò che fanno si chiama "plagio". E basta.
  • IL PLAGIATORE: si riallaccia alla categoria succitata. Questo immondo soggetto non plagia solo il fantasy, ma qualunque cosa legga. Se gli piace, la riscrive (male) e si indigna se qualcuno osa obiettare che somiglia tanto al romanzo di X, persino nel titolo. Vagli a spiegare che, se proprio vuole plagiare un romanzo, sarebbe meglio farlo quando l'autore è abbastanza morto da non insorgere dalla tomba e picchiarlo di santa ragione sfilandosi un femore. Inoltre, sarebbe buona cosa accertarsi che nessun parente del caro estinto sia ancora in vita. Se decide di riscrivere il De Bello Gallico va sul sicuro (tanto per fare un esempio). 


Per ora mi fermo. Ma se dovessero esserci altre categorie, siete pregati di farmi un fischio.
Adesso giro la domanda a voi: che scrittori siete? Quali sono i vostri sogni? Cosa fate per realizzarli?
Attendendo vostre risposte, vi saluto: la pasta al forno mi attende